La Repubblica Federale di Germania è il titolo giusto che distingue il più importante membro dell’UE dagli altri; una potenza economica e politica con una Legge Fondamentale (o Costituzione) veramente democratica e federale che ben si adatta ai tedeschi per il loro spiccato senso di attaccamento alla loro patria. Lavoro, profitto e libertà individuali del cittadino rispetto allo strapotere dello Stato, distinguono questo popolo che in un certo senso traina ancora questa macilenta UE. Credo utili alcuni brevi accenni di storia.

La seconda guerra mondiale era finita in Europa nel maggio del 1945, Hitler aveva perso la guerra; la Germania nazista, il potente Impero del terzo Reich era stato sconfitto insieme all’Italia.

Gli alleati americani, inglesi, francesi e sovietici avevano occupato la Germania e si riunivano nel luglio del ’45 a Potsdam per decidere le sanzioni da applicare. Tra le decisioni prese c’era lo smantellamento dell’industria pesante (che comprendeva cannoni, carri armati ecc., in seguito non applicata) e la divisione dell’ex terzo Reich in quattro zone d’occupazione; ciascun alleato ne avrebbe controllato una.

L’importante posizione strategica della Germania, posta ai confini degli Stati socialisti dell’Unione Sovietica, aveva convinto gli alleati ad ammorbidire alcune pesanti sanzioni e in seguito annullarle per permettere una rapida ricostruzione del paese e fermare un’eventuale avanzata del comunismo. L’alleanza antinazista fra sovietici e occidentali terminava, ed era l’alba della guerra fredda; la costruzione del muro a Berlino sanciva la definitiva rottura con l’Unione Sovietica e la nascita delle due Germanie; quella dell’Est con capitale Berlino e quella dell’Ovest con capitale Bonn.

Nel settembre del ’48 un consiglio parlamentare preparava una Costituzione per la zona occidentale della Germania e il 23 maggio del ’49 la Costituzione, detta Legge Fondamentale, entrava in vigore; quel giorno nasceva la Rft, la Repubblica Federale Tedesca, appunto con capitale Bonn.

I legislatori, che avevano vissuto gli anni della barbarie nazista, erano stati attenti a non ripetere l’errore di creare una Costituzione democratica debole, causa della nascita del nazismo hitleriano, infatti, dal 1919 al 1933, la Germania aveva avuto un regime repubblicano; la meglio conosciuta  Repubblica di Weimar, con la quale gli estensori avevano voluto evitare qualsiasi riferimento.

Il resto è storia attuale ben conosciuta, tuttavia grandi cambiamenti nelle due zone erano avvenuti; l’Est era diventato ben presto comunista, mentre all’Ovest prese avvio un poderoso sviluppo supportato dagli aiuti dei dollari del piano Marshall (come per l’Italia).

Il muro che ha diviso Berlino è durato 28 anni; dal 13 agosto 1961 fino al 9 novembre 1989. Con il suo abbattimento, costato dolori e morti, si ricostituiva la grande Germania.

Partiti insieme, fra le macerie delle città distrutte, oggi, dopo oltre settant’anni, la differenza fra Italia e Germania la costatiamo nelle nostre tasche e nella vita di tutti i giorni.

Molta attenzione è prestata alla pubblicità sulle automobili, la quale è esplicita nel promuovere la qualità del prodotto; il compratore dell’auto orgoglioso dichiara semplicemente; “Ѐ una tedesca!”. Si tratta di lavoro vero, serio, seguito da un alto tenore di vita e di benessere generale, anche considerando l’oneroso impegno che crea molti problemi: l’invasione degli extracomunitari. Ma a un attento esame, per la Germania, non è così.

Questa solidità dell’economia, a fronte delle attuali notevoli difficoltà che gli altri partner europei si trovano ad affrontare, ha una sua ragione, che va attinta in alcune puntuali ricerche che “entrano” in alcuni settori economici molto particolari e che rivelano scoperte a dir poco sorprendenti, per certi versi tutt’altro che “europee”.

 

Di seguito riportiamo fedelmente un articolo di  pubblicato il 30 A sul sito scenarieconomici.it all’indirizzo https://scenarieconomici.it/germaniaparadisofiscale/

Il segreto di Berlino: la Germania è un paradiso fiscale, più di Dubai e Panama. Perchè nessuno lo dice?

È impressionante leggere il financial secrecy index, un riferimento in tema di paradisi fiscali mondiali: secondo tale fonte la Germania è da considerarsi un paradiso fiscale, a tutti gli effetti (base dati del 2015 pubblicati nel 2016, seguirà aggiornamento durante il 2017). Più paradiso fiscale di Dubai ed addirittura di Panama dei Panama Papers, appena dietro al Libano. Di seguito la spiegazione dei fatti sulla base di una semplice lettura del documento ufficiale sulla fiscalità tedesca pubblicata dall’International Tax Justice Network (TJN), in calce i riferimenti, il documento sulla Germania potete anche vederlo qui. Vi basti sapere che la tassazione delle multinazionali veramente tedesche basate in Germania è solo formalmente del 33%, diciamo che con i trucchetti che non si possono pubblicizzare più realisticamente può essere attorno al 10%. Per Vostra informazione la fonte delle informazioni e dell’analisi (TJN) è la stessa che ha scoperchiato l’affaire dei Panama Papers, ossia è altamente reputata. Vedasi citazione dal report di TJN.

DOCUMENTO DA LEGGERE TUTTO E CON ESTREMA ATTENZIONE!

Andate poi a vedere perché la stessa Deutsche Boerse abbia spostato la sede da Francoforte ad una insignificante cittadina, Eschborn, andate a verificare se la tassazione post spostamento è veramente il 33% sbandierato dai politici tedeschi o molto ma molto meno… (con il federalismo regionale le tasse variano a dismisura e per la Borsa tedesca non sono quelle usate nelle statistiche EU). Documento da leggere tutto e con estrema attenzione.

E che dire delle leggi antiriciclaggio tedesche che sono decisamente ed appositamente depotenziate per evitare di essere da intralcio al business, al contrario di quanto Berlino impone ai partners EU. O l’assenza di una polizia fiscale, ad es. come le guardia di finanza (in Italia controllare anche lo scontrino da 1 euro). O che i cittadini tedeschi sorpresi con attivi non dichiarati all’estero non vengono processati (lo spiega il documento analizzato), mentre invece Berlino è attentissima addirittura a ricettare i dati fiscali degli altri cittadini EU soprattutto dei paesi in crisi per far loro pagare le tasse al fine di mantenere l’euro il più a lungo possibile (l’euro è ad esclusivo vantaggio tedesco). Queste – ripeto – sono le valutazioni degli esperti dell’International Tax Justice Network, non quelle dello scrivente (da leggere il documento originale). Citazione dal report ufficiale di TJN:

Ricordiamo ad esempio che NON esiste limite ai contanti in Germania – comprensibile per un paese le cui multinazionali sono ai vertici mondiali per le tangenti pagate, dal Messico, all’Italia, persino in Grecia, mi riferisco alla Siemens, vedasi tabella allegata -, limite invece sollecitato da Berlino in tutta Europa soprattutto per i paesi in crisi per combattere l’evasione, così almeno si dice. Ma dimenticando che – appunto – fino alle aperture fiscali di Berna del 2013 i patrimoni svizzeri non dichiarati erano in maggioranza … Tedeschi! [fonte: Gabriel Zucman, LSE, 2013, vedasiqui]

O che dietro la ricettazione dei dati fiscali svizzeri, panamensi ed del Liechtenstein (HSBC/lista Falciani inclusa) ci sia sempre la Germania – quando Schauble era a capo dei servizi segreti tedeschi, dati poi usati per ricattare altri paesi partner EU -, spiate finanziarie che sono ormai prassi tedesca se si ricorda come già nel 1931 gli agenti segreti germanici furono inviati nella confederazione per rintracciare evasori quella volta solo tedeschi (oggi lo scopo è più sottile, trovare dati di evasori non tedeschi ma stranieri che il fine sia di creare gettito nei paesi in crisi causa austerità euroimposta al fine di permettere di imporre tasse extra con il fine di mantenere vivo l’euro più a lungo possibile a vantaggio tedesco, che di ricattare i politici di paesi EU che non sivogliono allineare, il caso greco/lista Lagarde prima secreteta e poi suppostamente epurata dei governanti che poi suppostamente dovettero imporre nefasta e mortale austerità aipropri cittadini ellenici insegna, vedasi inchiesta di HOTDOC il cui direttore venne arrestato per aver divulgato tali dati e l’intera storia alla gente). Lo scopo è sempre lo stesso, mantenere vivo l’euro, strumento neocoloniale che ha dato tanti vantaggi a Berlino quanto una guerra vinta.

In breve, l’autorevole documento che vi propongo – riferimenti in calce – vi spiega come la Germania da una parte combatte i paradisi fiscali (altrui) ma dall’altra punta a sostituirsi ad essi offrendo servizi finanziari non trasparenti, di fatto Berlino è a tutti gli effetti un paradiso fiscale specializzato nell’ottimizzazione delle tasse per le aziende con il fine di occultarne la proprietà. Oltre ad evitare intralci ai fondi spesi in Germania ovvero non imponendo limiti troppo stringenti ai contanti o eccessivi controlli antiriclaggio. Con tali presupposti secondo voi nel lungo termine un’azienda manterrà ad esempio la residenza fiscale in un paese fiscal-repressore come ad es. l’Italia o emigra in paesi più flessibili? Capito il trucco….. (FCA, Ferrari, Exor, Lottomatica). Infatti viene precisamente indicato nel documento come l’evasione fiscale in Germania non sia un reato presupposto per il riciclaggio, soprattutto se l’evasione è fatta all’estero permettendo di versare i proventi nel circuito bancario (ora capite la reticenza a fare l’unione fiscale da parte dei tedeschi): ad esempio, in Italia lo stesso comportamento vi porta direttamente in galera. Citazioni dal report ufficiale di TJN:

Domandiamoci, è sostenibile questo atteggiamento da parte tedesca? Anzi, è compatibile che il paese che si ritiene il riferimento dell’EU si comporti in modo da mettere prima i propri interessi a danno di quelli di paesi partner europei magari in grave crisi (le aziende che scappano dalle tasse di norma finiscono in paesi EU del blocco tedesco, Juncker e gli accordi bilaterali con aziende dell’Unione insegnano)? Secondo chi scrive non è casuale ma semplicemente il frutto di un piano ben congegnato.

La verità è che Berlino ha deciso di combattere la finanza offshore che, ricordiamo, è di estrazione britannica avendo capito che tale base era uno dei pilasri del potere e della ricchezza globale britannica. In un certo modo oggi Berlino sta sotituendosi al potere britannico in EU. Il vero problema è che, così facendo, mentre la Germania diventa di fatto una sorta di paradiso fiscale per le aziende i paesi EU periferici non posso esimersi dal combattere le stesse elusione che Berlino permette a sè stessa.

Continuare a restare in questa EUropa significa solo fare gli interesssi tedeschi a danno dei propri, ecco perchè alcuni Paesi tra cui principalmente l’Italia dovrebbero – se non vogliono suicidarsi economicamente e socialmente – seguire le orme del Brexit.

MD

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Note:

http://www.financialsecrecyindex.com/PDF/Germany.pdf

 

FONTE: https://scenarieconomici.it/germaniaparadisofiscale/

 

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