Art risponde con garbo:
«Grazie, inizierò da lontano con le poche cose che so; desidero spiegazioni e risposte sincere alle mie infinite perplessità e dubbi sul perché delle falsità, delle menzogne e della malvagità nel mondo, credo che abbiamo tutto il tempo necessario, dico bene?».
La risposta è immediata:
«Certamente Art, per noi il tempo non ha tempo, avanti, parla».
E Art inizia; parla a braccio, come se tutto fosse scritto nella memoria, è il risultato dei suoi studi, delle sue esperienze e le sue parole escono come un fiume in piena, liberatorie.
Spiega con foga che l’uomo fin dalla sua origine ha sempre creduto a qualcuno o qualcosa di superiore, di soprannaturale; a partire dai fenomeni atmosferici; la luce, il vento, la pioggia, i fulmini, la neve, il fuoco e il sole, la stella più idolatrata che ci dà la vita, senza dimenticare le piante, gli animali con il feticismo, ancora presente nei popoli tribali e l’animismo.
Art dà prova di essere a conoscenza di molte cose; tuttavia vuole sapere di più sull’argomento e prosegue esponendo quanto sa. Parla, dicendo che col passare dei secoli nelle varie civiltà sono nate e cresciute a dismisura le religioni con i loro Dei e i sacerdoti, abilissimi mistificatori, capaci d’ignobili intrighi per raggiungere un potere a volte superiore a quello dello stesso Stato a cui appartengono. Il politeismo ha significato una moltiplicazione smodata di divinità, si contano a migliaia; l’umanità ha creato, in particolare proprio nelle grandi civiltà, più Dei che, numericamente, il popolo delle formiche di fuoco.
L’Islam con Allah, il Dio dei mussulmani; il cristianesimo, cattolicesimo e l’ebraismo con Dio (anticamente anche il Zoroastrismo del profeta iranico Zarathustra) sono grandi religioni monoteiste, ovvero credere in un solo Dio. Ѐ in queste religioni che s’incarna e si completa in tutto il suo valore semantico la “fede” e la fede in una religione è stato, ed è il deterrente; il più potente strumento per addomesticare i popoli. Stiamo attenti al significato delle parole: addomesticarli, non educarli e prepararli nel far capire loro cosa s’intende con parole come “diritto” e “dovere”, “violenza” e “amore”, “guerra” e “pace”, “rispetto” e “prepotenza”, “verità” e “falsità”, per proteggerli nell’affrontare gli orrori che da secoli e secoli imperversano sulla terra.
Art, rosso in volto, quasi arringa e prosegue con veemenza che proprio nella religione islamica, il Corano afferma, anche se in modo poco chiaro, che il culto si può diffondere anche con l’uso della forza. Occorre tener conto che questa dottrina è l’espressione di una cultura molto diversa dalla nostra, che è occidentale; la differenza è notevole. Il cristianesimo e il cattolicesimo hanno diffuso e diffondono amore, pace e fratellanza fra i popoli, anche se, in verità, non è stato così.
L’Islam adotta altre formule e il credente mussulmano, diciamo, europeo, occidentale, deve apprenderle, capirle e accettarle; sono principi scritti sul Corano, che è una sorta di Bibbia dell’Islam, seconda religione al mondo (la prima è il cattolicesimo) per importanza, ma che avanza in modo impressionante.
A questo punto, con un gesto della mano, l’incappucciato interrompe Art:
«Sotto questo aspetto c’è una fondamentale differenza con gl’insegnamenti di Gesù, uomo di pace che non metteva in campo la forza; per diffondere la Sua dottrina usava uno strumento formidabile: la parola. Chi ascoltava era libero di agire a suo piacimento, di sua volontà, senza forzature».
Art rimane silenzioso per qualche istante, poi la sua risposta esprime tutti i dubbi e le incertezze che lo travagliano. Per lui Gesù era l’uomo di pace per eccellenza, ne è convinto, ma le sue parole sono riportate nei vangeli canonici di Marco, Matteo, Luca, Giovanni, postumi la sua ascesa in cielo, vale a dire dopo la sua morte, scritti da loro stessi e che spesso si contraddicono; della stessa Bibbia vi sono innumerevoli versioni.
Poi Art senza attendere gli eventuali commenti del suo interlocutore prosegue nell’argomento precedente, per meglio definirne i concetti.
Egli riconosce che la Bibbia è il libro del cristianesimo e del cattolicesimo, il quale pare sia la prima religione al mondo per numero di credenti. Ma sa anche che costoro, i credenti, pur sapendo le cose immonde che ha fatto nel tempo questa religione in nome di Dio, fanno spallucce, chiudono non uno, ma due occhi, anzi sono ben contenti di contribuire in qualche modo, a incrementare il potere temporale della chiesa e riempire di denaro le casse del Vaticano, l’immaginifico palazzo dell’erede del povero Pietro.
Art s’infervora e insiste nei suoi dubbi; chiede se è una religione veramente monoteista e cosa rappresenta veramente la santissima Trinità, ossia il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, lo scontro fra dottrine è tuttora aperto, i dogmi contrastano. Cristianesimo e cattolicesimo, due facce di una religione antropomorfa che crede in un solo Dio, il medesimo per entrambe, pur praticando principi diversi, in conflitto fra loro; è inconcepibile e non è dato sapere chi ha ragione.
Per certi versi l’Induismo è più chiaro con la Sua Trinità, ovvero la “Trimurti”e i suoi dei guerrieri: Brahma, che è il Dio Creatore, il principale; Siva, è il Dio distruttore; Visnù, è il dio conservatore. Pur nella sua complessità, per noi occidentali, i ruoli sono precisi.
I Maya, che abitualmente praticavano truci sacrifici umani, avevano una complessa religione politeista, in parte basata sulla natura e il concetto del “dualismo”. In genere, il termine è usato per definire ogni dottrina che si riferisca a due essenze o principi inconciliabili (ad esempio il bene e il male) e che, in quanto tale, si opponga al monismo.
Poi vi sono i mistici e filosofie di vita molto profonde; Budda era un monaco filosofo mistico come Confucio; Maometto e Zarathustra nelle loro religioni erano profeti mandati da dio, come del resto lo era anche Gesù, descritto come Messia.
A questo punto Art si concede una pausa e guarda l’interlocutore restando in attesa di un cenno. Costui, volto a lato, sembra guardi altrove, ma non è così, da sotto l’ampio cappuccio egli parla con voce chiara, sicura:
«Art, fino a questo punto hai fatto un discorso ricco di spunti interessanti, dando prova di una sufficiente conoscenza delle religioni, ma devi esprimere con chiarezza quali sono le tue conclusioni, i tuoi dubbi. Formula una domanda finale».
Art rimane in silenzio parecchi secondi, come per raccogliere i pensieri, poi, rivolgendosi al suo interlocutore risponde deciso che la sua esposizione è solo una sintesi dei dubbi e i ripensamenti di un uomo che ha visto il mondo con le sue alterne fortune ma in opposizione, anche le sue tragiche, enormi tragedie. Ritiene sia una premessa indispensabile, sufficiente per costruire un discorso che illustri coerentemente le sue idee.
Art confessa di essere un uomo semplice, come lo è il suo modo di pensare, ma crede nelle cose chiare, prive di fronzoli, in cui le scelte siano concrete, visibili, come lo è la matematica, in cui i numeri mostrano in realtà quello che valgono.
Ciò che ha potuto osservare in questa sorta di “spazio divino” è incredibile. Art è sgomento, le stanze sono vuote, non capisce il perché e cosa servano i cartelli; probabilmente la gente attende qualcosa o qualcuno che non esiste e non arriverà mai. A questo punto la foga di Art rincalza nuovamente a quasi un’arringa. Egli afferma che cogliendo l’opportunità di questo viaggio in un’altra dimensione, nella realtà invisibile dell’universo di migliaia di deità, vorrebbe raccogliere dei, santoni, profeti, insomma, le divinità di qualsiasi tipo e grado, incolonnarle in una lunga teoria e chiedere ragione ad ognuno dell’operato svolto nel tempo. Una follia, una bestemmia, un’eresia? Niente affatto, insiste Art, visto come oggi gira il mondo e tenendo conto dell’immenso potere attribuito a questi dei, egli propone, al cospetto di un apposito Tribunale, di dare un giudizio imparziale dell’opera di tutela, o meglio di “manutenzione” su tutto quanto essi stessi hanno creato, ossia: il mondo e l’umanità tutta, ossia, detto in modo esplicito: giudicare i giudicatori.
Invero si tratta di una rivoluzione in tutti i sensi; un’inversione dei ruoli che prevede una sorta di “giudizio, non degli ma su gli Dei” presieduto dall’uomo, sul quale si scaricano da sempre tutte le colpe, molte delle quali tuttavia, attribuite con ragione.
Art è quasi preso da una sorta di frenesia e parla, esprime le sue convinzioni in attesa di un contraddittorio; insiste e ripete che fin dai suoi albori l’umanità s’inventa dei, li prega in immagine, fa sacrifici, anche umani, fa penitenze, erige chiese, templi e monumenti giganteschi in loro onore, fa cose impensabili con il fine di giustificare l’ottenimento di qualcosa che non è mai arrivato dalle religioni e mai arriverà ma tuttavia indispensabile per arricchire i vari sacerdoti, vescovi, papi e le innumerevoli cariche di qualsiasi chiesa o tempio si parli. Un’ industria ricca di molte migliaia di religioni, di fedi, culti, credenze, dottrine, dogmi di verità assolute a parole, ma non dimostrabili.
Ѐ il cosiddetto “potere temporale” tanto aborrito, che vuole denaro per produrre polvere e fumo a cui dare un credo, una speranza alla gente comune, mentre guerre, epidemie, cataclismi naturali e flagelli di ogni genere continuano e continueranno a imperversare, come sempre. E a questo punto Art pone la fatidica domanda:
«In conclusione, voglio sapere dove sono e cosa fanno questi dei, quali prove concrete abbiamo che esistano veramente e se esistono cosa può ancora sperare da costoro l’umanità tutta?».
Art ha posto la sua domanda, mentre un silenzio tombale cala fra i due; l’uomo osserva l’incappucciato in attesa di una risposta che tarda ad arrivare.
Quella strana figura sembra d’improvviso ingobbita, le mani ossute, bianche come cenci, cercano appoggio sul tavolo, poi lentamente si alzano verso il cappuccio, ne afferrano i lembi e l’abbassano oltre le spalle.
Art, sorpreso dal gesto, rimane senza parole, a bocca aperta; ha di fronte una donna, il cui volto rivela tracce di una bellezza svanita, ora appare vecchio, stanco, segnato da rughe profonde, i lunghi, bianchi capelli cadono sciolti sulle spalle, solo i suoi occhi, di uno straordinario verde smeraldo, l’osservano attenti.
«Chi sei?»
Chiede timidamente Art, non ancora riavutosi dalla sorpresa.
Lo sguardo penetrante di lei indaga, i suoi occhi pare lo scrutino nel profondo dell’anima e l’uomo lo percepisce, è imbarazzato, intimidito. Poi lei abbozza uno stanco sorriso e parla:
«In fondo sei un uomo buono, intelligente quanto basta per capire il mistero che ti circonda e quanto ti potrò dire. A te mi svelo…sono la Verità».
Art non afferra il senso della frase e ancora chiede:
«Spiegati in modo comprensibile, ho la mente confusa, aiutami».
Lei con la mano sfiora senza toccare la fronte di Art, il quale sente mente e corpo pervasi da una strana sensazione di benessere; egli la vede diversa e allunga una mano per toccare i suoi capelli, ma lei di scatto si ritrae quasi ammonendolo:
«Non toccarmi, mi vedi, ma sono incorporea, il contatto con la vita mi provoca dolore». Art, subito ritrae la mano, restando in attesa di spiegazioni, di parole illuminanti.
E le parole fluiscono chiare, sincere, espresse con calma, ma dure e grevi come macigni:
«Siamo in due: Invidia e Falsità ed io, Verità, odiata e vituperata dall’altra che prospera a causa del genere umano sempre più corrotto, una lotta impari che prosegue da secoli, senza sosta. Millenni fa ero bella, gli uomini erano gretti, ma lottavano contro una natura selvaggia, spietata, in un mondo appena agli albori in cui trovare sostentamento era una cruda necessità, una Verità incontestabile: ero onesta con loro e loro con me».
Dopo questa parole si ferma, appare stanca e sfiduciata, poi riprende:
«L’aspetto ingobbito, il mio volto invecchiato e macilento portano i segni delle lotte immani che ho dovuto sostenere e che ancora sostengo, ma è una lotta impari. Passavo attraverso i loro corpi umani per renderli virtuosi, oggi non più, essi sono facile preda della corruzione, invidia e falsità. Sono forze negative opposte troppo potenti, contro lei mi è difficile se non impossibile lottare; il solo contatto con l’uomo in vita mi procura dolori spaventosi causati dal male che c’è in lui».
Le ultime parole sono quasi mormorate, poi rimane in silenzio mentre la sua immagine incorporea sembra svanire, ma dopo appena pochi secondi, lentamente riprende consistenza; il volto è affaticato, dolorante.
I due si guardano per lunghi minuti, intanto lei come rinfrancata riprende a parlare:
«Caro Art, la lunga vicinanza all’essere umano vivente mi assorbe molta energia, ma non importa, perché sono io che ti ho scelto per fare questo “esperimento”, ossia; un uomo messo a conoscenza di scomode verità in una dimensione sconosciuta, sospesa fra spazio e tempo, per comprendere che “non tutto ciò che è vero, è possibile dimostrarlo” e nel campo religioso tutto può essere confutabile».
La risposta di Art è immediata:
«Sono soltanto un uomo, tuttavia quest’ultima affermazione mi trova d’accordo, inoltre detta da lei fa vacillare il credo di qualsiasi religione esistente sulla terra; ci vuole il coraggio della Verità per un’affermazione simile e solo ora capisco i suoi guai».
E lei:
«L’uomo è manipolatore per natura, nella religione e soprattutto in filosofia, egli ha dato molte facce alla verità, ma in realtà la sua funzione è una sola e molto semplice: accertare la sincerità e veridicità di cose e parole. Io sono unica, non posso essere di parte, per me tutti i popoli sulla terra sono eguali, non vi sono distinzioni di razze e religioni, ricchi e poveri, padroni e schiavi, buoni e cattivi. In religione il cristianesimo afferma che “la verità è incarnata, quindi rappresentata direttamente da Gesù Cristo”, mentre il cattolicesimo afferma che “è in Gesù Cristo che la verità di Dio si è manifestata interamente”, sono affermazioni sottilmente ambigue, che raggiungono lo scopo di creare confusione».
Poi si ferma, esausta, per raccogliere forze e idee.