L’attentato a Londra del 3 giugno 2017 è l’ennesima prova tangibile, non dell’ingovernabilità oramai fatta sistema ma dell’incapacità, criminale faciloneria e inefficienza di un’Europa tremendamente muta, sorda e cieca, incapace di ascoltare, tutelare i suoi cittadini prima europei e italiani, in quanto membri dell’Unione, dagli attuali politici oscurantisti, incapaci e vessatori, permettendo a questa marea extracomunitaria di invadere il Piemonte (e l’Italia) senza limiti, controlli e alcun criterio logico. Si tratta di povera gente sfruttata di varie nazionalità, culture e religioni diverse difficilmente integrabili, a fronte di una simulata integrazione di comodo e uno sbandierato multi-etnismo di facciata. Un folle sogno dei mercanti di carne umana che finirà per distruggere quel poco che resta di questa grande idea di Comunità Europea nata a Ventotene.

Il tardivo basta! di Theresa May sia un atto reale e non di sole parole nella nuova Inghilterra libera, fuori dai lacci dell’Unione. Intanto contiamo ancora altri morti, cittadini inconsapevoli e inermi, non politici protetti dai guarda-spalle e al sicuro nei loro fortini.

Gli assurdi incidenti di Piazza San Carlo a Torino

Decine di migliaia di giovani e meno giovani tifosi juventini assiepati nella Piazza per fare cosa? Festeggiare la loro squadra del cuore infischiandosene della prudenza e del più elementare buon senso? Si tratta di una madornale stupidità, oramai diventata normalità, dall’improvvido modo di vivere sconsiderato d’oggi. Nelle piazze londinesi e parigine i terroristi sparavano a raffica sulla folla minacciando con coltelli alla mano ma a Torino non è successo nulla di tutto questo.

I terroristi erano gli stessi festaioli che l’atto idiota di qualcuno ha fatto scatenare l’inferno; non tifosi ma orde di barbari in fuga hanno calpestato tutto e tutti, lordando in modo indegno una delle più belle piazze italiane. Oggi il nuovo Prefetto, in un comunicato chiede scusa alla città; chiede scusa, come se avesse pestato inavvertitamente un piede a qualcuno; ma cosa sarebbe successo se ci fossero stati dei morti? Tranquilli, i cittadini non devono preoccuparsi; il Prefetto e le autorità preposte all’ordine pubblico promettono che tutto cambierà, dobbiamo crederci? Con costoro alla guida, non solo cambierà nulla ma viviamo nel terrore aspettando le nuove misure di sicurezza che inventeranno. Notizia di oggi 16/06/2007 è che il morto c’è; le ferite erano troppo gravi e Erika è morta, condoglianze alla famiglia.

Da almeno un decennio contiamo i morti ammazzati da questo terrorismo spietato, assassino, affrontato dal governo italiano con armi che sparano parole, come vuole la più solida tradizione italiana dell’attendismo, dall’incapacità decisionale, dalla sempre più solerte disorganizzazione.

Eppure la Torino sabauda aveva un esercito addestrato, collaudato in mille battaglie prevalentemente a difesa della città. Purtroppo il 22 settembre del 1864 proprio in piazza san Carlo  (come ricorda una targa commemorativa) l’esercito e i carabinieri sparavano sui torinesi (55 morti e circa 133 feriti) che protestavano per la paura di una crisi delle aziende e relativa perdita di posti di lavoro a causa dello spostamento della capitale d’Italia da Torino a Firenze.

Proteste per non perdere il lavoro e non per festeggiare una squadra di calcio; un gioco (non è sport) che ingloba in sé solo porcherie; violenza, corruzione, partite truccate, troppo denaro sperperato dai club in questi anni di crisi irreversibile e che si allarga a macchia d’olio, l’opposto di quanto dice la martellante pubblicità di regime.

In questi tempi di forte avanzata del terrorismo, alla fine si dovrà ritornare alla leva militare obbligatoria o almeno a dei periodi ciclici di addestramento per impegnare e istruire questo esercito di giovani disoccupati e sfaccendati. Si obietterà con la solita tiritera della mancanza di denaro, di caserme inadeguate e chissà cos’altra; viviamo in uno Stato diventato strumento per finanziare il partito sinistroide di maggioranza, colmare le sue spese e i debiti per favori di scambio, inoltre sperpera denaro a piene mani per strutture pubbliche obsolete (ad esempio come nella RAI, ridotta a una grande, nauseabonda cucina), riducendo all’osso la Sanità, i servizi in generale e la tutela del cittadino. Intanto le nostre aziende chiudono, fuggono o sono svendute, Nell’elenco sottostante quelle indicate sono le più note. Teniamo ben conto che parlare oggi di aziende bisogna accantonare l’elemento umano, ossia i dipendenti, che in realtà contano poco o nulla, è considerata merce di scambio, quali titoli, azioni, carta insomma e magari con quotazioni in borsa; sul WEB con velocità impensabili, tutto diventa subito vecchio, come le notizie. L’insieme contribuisce, in qualche modo a dare un valore iniziale di trattativa all’azienda, che l’acquirente tende sempre al massimo ribasso. Non abbiamo più buoni venditori e buoni manager, è il sistema collassato al quale oramai è legata l’Italia, finché dura, perché le spudorate menzogne hanno le gambe corte e questo parlamento farà terra bruciata dietro di sé, fintanto che gli italiani non si sveglieranno dai loro sogni colmi di calcio, Juventus e canzonette.

Sabato, 10 Giugno 2017 –Tratto da Mezzostampa

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